Quanti tipi di mele conosci?

Ti aiuto a fare il conto… Sicuramente la Golden Delicious (gialla e dolce), poi la Stark Delicious (quella rossa di Biancaneve), la Granny Smith (verde e acidella), la Fuji (classica e conformista), la Pink Lady (è la miss glamour delle mele), la Gala (la romantica, dal sapore dolce e buccia che va dal rosa al rosso con striature gialle), e poi? 

Mi sa che non te non te ne vengono in mente molte altre…

Eppure, lo sai che il Mondo è pieno di migliaia di tipologie di mele?!  

Se torniamo con la mente al tempo dei nostri nonni, o ancora più indietro se riesci ad immaginare, sulle loro tavole c’erano cibi diversi da quelli di oggi. E anche le mele (e la frutta in generale) erano diverse da quelle che consumiamo noi: presenti solo in alcune stagioni, raccolte dagli alberi del territorio circostante e diverse in ogni parte d’Italia. 

Vogliamo “fare i nomi”? La mela Annurca si consumava in Campania, la Grigia di Torriana nel territorio di Cuneo, la mela Cocciolo sull’Altopiano Silano Calabrese, la Mela Renetta o la Napoleon in Trentino, e potremmo continuare all’infinito… Ecco queste sono “mele antiche”!

Cosa sono i frutti antichi?

Sono tipologie di piante da frutto specifiche e diverse per ogni territorio, coltivate da tempi immemori fino a circa 60 anni fa, che purtroppo oggi sono quasi scomparse o comunque difficili da reperire. 

Ovviamente non parliamo solo di mele….

Ogni tipo di frutto ha le sue “varietà antiche”. Dal Melo Cotogno all’Azzeruolo, dal Giuggiolo al Ciliegio Mora di Cazzano, dal Pero Spadona all’Ulivo Leucolea, dalla Sicilia alla Valle D’Aosta e dal Nord Europa all’Africa, ogni territorio ha delle coltivazioni che ne raccontano la storia e l’evoluzione. 

Perché non si coltivano più?

Ci sono due motivazioni principali.

La prima è sicuramente la rapida affermazione della frutticoltura moderna industriale: con l’avvento dell’agricoltura moderna questi frutti sono stati quasi dimenticati. Difatti le varietà moderne producono di più, possono essere coltivate in più territori, i loro frutti sono meglio trasportabili e conservabili: possono quindi garantire un reddito stabile per gli agricoltori e possono soddisfare la domanda della popolazione. In sostanza, le varietà moderne si addicono perfettamente alla moderna filiera agroalimentare. 

Un’altra motivazione è storica – culturale…. Quando un mondo “muore” muoiono anche le sue coltivazioni. È quello che è successo a partire dagli inizi del’900 e che si è poi trasformato in emigrazione di massa dal secondo dopoguerra: l’abbandono delle campagne. 

In meno di 100 anni è scomparso un modello stabile e a misura d’uomo (seppur estremamente faticoso) che si era mantenuto praticamente immutato per millenni. Anche le piante autoctone coltivate sono state così abbandonate e successivamente soppiantate; stessa sorte è stata riservata ai mestieri antichi, alle “cure esoteriche popolari”, alle fiabe e ai giochi contadini.

Tra i superstiti di questo “mondo antico” troviamo piante da frutto sparse nei giardini e negli orti delle case di campagna, la vigna “del nonno” lasciata solo per ricordo ed affetto. Da questo prezioso materiale genetico riparte oggi, per fortuna, la replicazione e la coltivazione dei frutti antichi.

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un ritorno dei frutti antichi

Si parla sempre più di biodiversità, di salvaguardia di specie animali in via d’estinzione e anche di recupero di piante in via d’estinzione. A questo filone ecologico – conservativo si lega la riscoperta dei frutti antichi: sono molte le associazioni, i contadini e le aziende agricole che scommettono su di loro! 

L’aumento della coltivazione di queste antiche varietà è dovuto anche a vantaggi dal punto di vista agronomico, specialmente se si parla di agricoltura bio o comunque sostenibile. Perché? Perché queste varietà sono state selezionate dalla cooperazione tra l’uomo e la Natura, ed essendo specifiche di ogni territorio sono particolarmente resistenti alle malattie ed ai parassiti di quelle determinate zone, dove necessitano di meno trattamenti e di pochi accorgimenti agronomici.

Ovviamente la produzione di questi alberi è nettamente inferiore a quella delle varietà contemporanee, ed anche a questo si deve il costo spesso più elevato della frutta antica.

Perché è importante riscoprirli e mangiarli?

  • Tutela della Biodiversità: è importante recuperare e valorizzare le varietà autoctone, mantenere alta la biodiversità del territorio. Biodiversità fa rima con equilibrio e stabilità dell’ambiente.  
  • Raccontano la nostra Storia: i frutti antichi sono lo specchio del nostro territorio e delle nostre radici. Conserviamo la memoria dei nostri avi e delle nostre tradizioni, non dimentichiamole: la cultura popolare si racconta anche a tavola.
  • Un gusto particolare: i frutti antichi hanno un sapore particolare, spesso molto diverso da quello della “frutta moderna”. A volte più buono, altre volte meno, sicuramente il loro sapore è “caratteristico” e non possiamo trovarlo dal fruttivendolo o al supermercato!

In Biorfarm trovi i frutti antichi! 

La filosofia Biorfarm sposa la tutela e il recupero di frutti antichi ed autoctoni. 

Per Biorfarm permettere di adottare un “albero antico” significa supportare la biodiversità, la cultura del nostro Paese e quegli agricoltori che uniscono l’innovazione al rispetto delle loro tradizioni.

Ecco di seguito una lista di “alberi antichi” da adottare, ti basterà cliccare sul nome per scoprirli!

 

Valentina Marrone