Siamo davvero sicuri di conoscere il cibo che portiamo in tavola? Il rischio di incappare nei cosiddetti cibi falsi è sempre più alto.

Ma cosa sono i cibi falsi? Sono tutti quegli alimenti che vengono venduti e spacciati come italiani, ma che in realtà vengono prodotti o coltivati all’estero. La contraffazione dell’etichetta non solo rappresenta una vera e propria truffa per il consumatore, ma è un vero e proprio danno per la nostra salute.

I cibi falsi, infatti, sono tutt’altro che salutari perché pieni di diossine, pesticidi e tossine.

Ricordiamo tutti lo scandalo della mozzarella blu, che veniva sbiancata con la soda, o il pesce vecchio rinfrescato con il cafado, una sostanza chimica illegale nel nostro paese, che ha la capacità di donare ai prodotti ittici un aspetto fresco, proprio come appena pescato.

Potremmo continuare parlando del pane cotto nel forno a legna, sì, ma tossica, o delle carni provenienti da macelli di animali rubati o dell’olio di semi colorato alla clorofilla spacciato come extravergine d’oliva.

E che dire della carne di cavallo spacciata per vitello nei ragù, dei prosciutti ricavati da maiali olandesi alimentati con mangimi alla diossina o del succo di arance brasiliane trattate con il carbendazim un pesticida vietato in Europa?

Il rischio di portare i cibi falsi sulla nostra tavola non è solo legato alla salute, ma anche a quello di sostenere, inconsapevolmente, forme di sfruttamento minorile: basti pensare alle nocciole provenienti dalla Turchia o alle banane dell’Ecuador raccolte da giovanissimi braccianti.

Cosa fare quindi per non mettere a rischio la nostra salute e per renderci consumatori più consapevoli?

  • Attivarsi: dopo aver stilato il rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari Coldiretti ha lanciato la petizione #stopcibofalso con la quale chiede al Parlamento Europeo una maggior trasparenza nell’etichetta dei prodotti, che dovrebbe contenere non solo il luogo di confezionamento, ma anche quello di origine, perché i consumatori hanno, infatti, il diritto di conoscere da dove proviene il cibo che decidono di acquistare.
  • Informarsi: Capire da dove provengono i prodotti che portiamo in tavola è fondamentale. Coltivare un rapporto diretto con chi produce il nostro cibo, scegliere solo ortaggi e frutta di stagione Bio e a kilometro zero è un ottimo punto di partenza.
  • Accorciare la filiera agroalimentare: scegliere di sostenere un mercato agroalimentare con meno passaggi e intermediari significa creare un sistema virtuoso per chi produce e per chi consuma perché un mercato che rispetta le esigenze di produttori e consumatori, porta sulle nostre tavole prodotti sempre più sani e naturali. Ve lo abbiamo raccontato qui

Conoscere e informarsi è quindi fondamentale per tutelare la nostra salute, non finanziare le agromafie e dire basta ai cibi falsi.