Tra i motivi alla base del crescente trend dell’alimentazione biologica, c’è sicuramente la paura per l’utilizzo di sostanze chimiche e pesticidi in agricoltura.

Il timore che parte di queste continui arrivi nostra tavola si fa sentire.

 

Per i membri della Comunità BIORFARM, questo non è un problema. Per i nostri agricoltori infatti – rispettando uno dei pilastri dell’agricoltura biologica – c’è il divieto di utilizzo per questo tipo di sostanze. Vogliamo però sollevare l’attenzione su questo aspetto, che se non considerato rischia di creare problematiche non solo per l’ambiente che ci circonda ma anche per la nostra salute.

 

L’origine dell’ utilizzo dei pesticidi risale agli inizi del ‘900 quando per proteggere le colture dalle numerose tipologie di infestanti presenti in natura si decise di optare per l’utilizzo di sostanze chimiche. Di pesticidi, o fitofarmaci per i più esperti, oggi ce ne sono di diversi tipi, ognuno con uno scopo ben preciso; ecco quindi gli erbicidi per eliminare gli infestanti, gli insetticidi per proteggere dagli insetti, i fungicidi e cosi via.

 

L’utilizzo di molti di questi, per la loro pericolosità, è strettamente regolarizzato dalla legge che ne disciplina non solo le quantità da utilizzare ma anche tempi e frequenza di utilizzo. Ovviamente la gran parte di questi agenti, come già anticipato prima, non è utilizzabile dai cosiddetti agricoltori biologici i quali per la protezione da infestanti si avvalgono solo di sostanze naturali.

 

Per chiarire la pericolosità di tali agenti vale la pena sottolinearne l’importanza del concetto di tempo su questa tematica. L’aspetto rilevante infatti è denominato “intervallo di carenza” ovvero il tempo che intercorre dall’ultima somministrazione del pesticida al giorno di raccolta del vegetale. I

Il rispetto del tempo di carenza è essenziale per garantirsi il passare di quel periodo di sicurezza necessario affinché il pesticida si degradi ed il prodotto arrivi salubre sulla nostre tavole, senza alcuni rischio di tossicità per il corpo umano.

In realtà non esistono processi o metodi in grado di eliminare completamente questo rischio; è possibile però mettere in atto alcune azioni per aumentare la probabilità di eliminare i residui di pesticidi sui prodotti che serviremo sulla nostra tavola.

 

 

 

Vediamo ora, secondo noi di BIORFARM, quali sono i principali consigli da seguire per ridurre il rischio di residui di pesticidi:

 

1. Agricoltura organica

Sebbene questa menzione potrebbe portarvi a pensare che stiamo portando acqua al nostro mulino, non possiamo esimerci da questo tipo di consiglio. E’ ovvio infatti che se vogliamo esser certi di evitare sostanze nocive il primo passaggio è quello di acquistare frutta coltivata con metodi e processi che non considerano l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici. Certo in tempi di incertezza economica, ciò porterebbe all’aumento dei costi dedicati al cibo, ma abbiam visto che grazie anche a BIORFARM tutto è possibile.

2. Lavare il prodotto

Secondo il Centre for Science and Environment di Nuova Delhi, un affermato organo pubblico di ricerca Indiano, un normale lavaggio con acqua salata dovrebbe rimuovere circa l’80% dei residui di pesticidi sul prodotto. Secondo il report per alcuni prodotti basterà un lavaggio, su altri (quelli caratterizzati da maggior rischio: uva, mele, pere, insalata), sarà necessario procedere al lavaggio una, due e tre volte per garantirsi maggiori probabilità di successo

3. Eliminare la buccia

La buccia andrebbe sempre eliminata quando non si è certi della provenienza o sappiamo che il prodotto non è stato coltivato attraverso agricoltura biologica. E’ li infatti che le probabilità di residui aumentano. A parte i pesticidi sistemici (quelli che penetrano all’interno del frutto) la maggior parte dei pesticidi rimane sulla scorza. E non è un caso che, talvolta, addirittura tra i banchi della frutta, si trovino indicazioni relativamente al fatto che la scorza non sia edibile. Il motivo? Oltre ai pesticidi, potrebbero essere stati utilizzati altri agenti chimici per favorirne la conservazione.

4. Variare e privilegiare prodotti a minor rischio di contaminazione

La scienza ormai ci ha confermato che in natura esistono prodotti che rispetto ad altri sono più soggetti a rischio contaminazione per determinate caratteristiche che aumentano la capacità di assorbimento di tali agenti chimici. Sviluppando una dieta varia ed alternando frutta e verdura di diverso tipo si evita l’effetto accumulo, con il risultato che si è meno esposti al rischio di residui di pesticidi. Per esempio, studi dimostrano come sedano, peperoni, pesche e fragole siano tra gli alimenti più irrorati di pesticidi, mentre cipolla, mais e ananas tra quelli che per natura ci espongono al minor rischio.

Aumentare l’attenzione su questo tipo di rischi è più di una responsabilità collettiva e sociale. Mangiare sano e far di tutto per non mettere a repentaglio il proprio corpo e la propria persona non è solo un dovere morale ma un obbligo personale.

 

  Fonte: The 2013 European Union Report on pesticide residues in food