L’Azienda Agricola Amardìa sorge in un territorio collinare, tappezzato di macchia mediterranea, nell’area di Mazzarrone in provincia di Catania. Alla guida dell’attività c’è Elena, 25 anni, che per tanti anni ha vissuto all’estero studiando prima in Olanda e poi in Inghilterra, dove si è specializzata in Antropologia del Cibo. Nel 2019 ha scelto di tornare in Sicilia, terra d’origine, e lavorare nell’azienda dei suoi genitori, produttori di uva da tavola: dopo un anno di lavoro decide di intraprendere un percorso di formazione legato all’ “agricoltura rigenerativa”, frequentando diversi corsi in  Italia ed in Portogallo. L’Azienda Agricola Amardìa nasce ufficialmente nel 2021 grazie alla determinazione e alla passione di Elena, che coltiva in modo biologico diverse varietà di uva da mosto e da tavola e 5 ettari di uliveto boschivo ricco di mandorli e ulivi selvatici, rovi di more, cespugli di lentisco e palme nane. Abbiamo parlato con Elena per conoscere meglio la sua storia ed i suoi prodotti genuini che racchiudono i sapori del territorio. 

Ciao Elena, ci racconti la tua scelta di tornare in Sicilia e di dedicarti all’agricoltura?

Il mondo dell’agricoltura ha determinato il mio percorso universitario, in Olanda ho studiato World Politics e ho approfondito come la politica Europea si relaziona alle società ed economie rurali. L’agricoltura è stata la mia lente per capire a fondo le dinamiche legate ai flussi migratori e ai tipi di filiere e strategie di mercato che sostengono le popolazioni. Ho fatto un giro lunghissimo per tornare qua, a mettere in pratica la teoria che potrebbe rendere questo settore più sostenibile per l’ambiente e l’agricoltore. Con l’intento di arginare l’erosione e quindi la sterilità dei terreni ho deciso di applicare i principi dell’ “agricoltura rigenerativa” alle mie coltivazioni, cercando di migliorare il suolo con l’aggiunta di materia organica e limitando il più possibile le lavorazioni meccaniche gli agricoltori che lavorano qui sono molto scettici a riguardo. Da più di due generazioni si produce uva da tavola con frese e aratri a sette punti. Queste infatti sono le tecnologie che hanno portato ingenti progressi alla comunità ed incarnano la nuova tradizione, ma come da tradizione si tende a dimenticare i problemi legati a questa gestione: la crescente desertificazione del territorio, il dilavamento dei terreni e la diminuita longevità dei vigneti. Con la mia famiglia, che ha cinquant’anni di esperienza sulla coltivazione di uva da tavola, stiamo insieme lavorando e sperimentando per mandare avanti un nuovo tipo di gestione tra successi ma anche insuccessi.”

Perché hai deciso di entrare a far parte di Biorfarm?

“Condivido moltissimo l’idea di far comprendere al cliente tutto il processo che c’è dietro alla coltivazione biologica, è importante creare un rapporto di fiducia con il consumatore. Ciò che mi ha colpito di più è la scelta di Biorfarm di dare la possibilità al cliente di adottare un albero, perché se adotti una pianta inizi a pensare che quello che mangi è una cosa viva, e magari piano piano si smette di pensare che la frutta sia solo merce. Sensibilizzare le persone al tema della mercificazione dei prodotti agricoli è importante per trovare un’alternativa alla monocoltura e la conseguente perdita di biodiversità. Personalmente mi piace pensare che i miei prodotti abbiano come valore aggiunto il mio impegno per creare degli ecosistemi sani, sostenibili, ricchi di biodiversità ed il recupero di varietà d’uva antiche come il Frappato, lo Zuccarato o il Cardinale”

Con quali aggettivi descriveresti la tua azienda?

“Collinare, assolata, sperimentale.”

Quali sono i progetti per il futuro della tua azienda?

“Mi piacerebbe nel futuro, da qui a 5 anni, infittire con piante da sughero, carrubo, querce, noccioli i cinque ettari di uliveto così da ridare vita alla biodiversità che caratterizzava il territorio. E tutelando tutto ciò, dimostrare ai miei colleghi che non si tratta di un sogno bucolico ma di cure che possono portare del benessere all’agricoltore stesso. Questo richiede esperienza ovviamente, in questo stadio è tutto da sperimentare ed imparare.”

Vorresti condividere una ricetta con i clienti Biorfarm?

 

Ricetta Cuddureddi cotti nel mosto: si tratta di dolci tipici e tradizionali della Sicilia Orientale, la cui preparazione è strettamente legata al periodo della vendemmia e all’utilizzo del mosto ricavato dall’uva. Elena ha condiviso con noi una ricetta scritta a penna dalla nonna, che rispecchia l’autenticità e la particolarità di questo dolce siciliano. Il procedimento richiede tempo e pazienza, ma la fatica e l’attesa verranno ricompensate dal risultato irresistibile al palato! 

Ingredienti per 8 persone:

1 kg Farina di grano duro

300 g Mandorle

q.b. Chiodi di garofano

q.b. Cannella

5 l Mosto 

Prendere l’uva Frappato e spremerla, bollire il succo filtrato con della cenere. Per 5 L di mosto 2 cucchiai di cenere chiusi in un sacchetto di garza o in un panno. Fare raffreddare, colare il liquido ottenuto e lasciare riposare per una nottata intera. Conservare una parte di mosto per impastare gli gnocchetti con la farina di semola da cuocere nel mosto rimanente. Per ogni 500 grammi di farina servono 250 ml di mosto. Rimettere il mosto rimanente sul fuoco e fare bollire per un po’ in modo da farlo restringere di un decimo. Cuocere gli gnocchetti a fuoco basso nel mosto bollente per almeno 20 min. Capirete che sono pronti quando il mosto risulta denso. Condire a piacere con mandorle tostate tritate o intere, cannella e cardamomo o fiori di garofano. Buon appetito!

Oltre alla ricetta dei Cuddureddi cotti nel mosto proposta da Elena, consigliamo l’utilizzo dell’Uva Frappato in cucina per la preparazione di dolci come muffin o crostate gustosissime, oppure come ingrediente per sfiziose insalate con prodotti freschi e salutari: per esempio l’insalata di cavolo cappuccio viola, uva, arance e noci!

Impegno, determinazione e tanto lavoro: l’esperienza di Elena è preziosa fonte di ispirazione per guardare al futuro dell’agricoltura in un’ottica più sostenibile per il nostro pianeta, che necessita di cura e attenzioni. La sua scelta, come quella di tanti altri giovani che decidono di portare avanti un’attività agricola, è un valore aggiunto per la comunità di Biorfarm, che supporta le piccole realtà agricole del territorio riducendo la filiera agroalimentare e garantendo prodotti biologici genuini e di qualità.