L’iniziativa
Lo scorso 30 giugno, tra lo stupore dei partecipanti, la Coldiretti Campania ha regalato più di 100mila albicocche ai turisti e ai cittadini di Sorrento, Pozzuoli e Salerno.
L’idea non è sicuramente nuova; già in passato, sebbene con prodotti e in aree diverse, si era creato un certo clamore mediatico nel vedere piccoli produttori e/o allevatori regalare il frutto del sacrificio del proprio lavoro piuttosto che venderlo, cosa che avrebbe assecondato per l’ennesima volta dinamiche di mercato troppo penalizzanti per l’intera categoria.
Negli anni scorsi di iniziative simili se ne sono già viste anche in altri parti d’Italia. È proprio notizia di pochi giorni fa la protesta di alcuni agricoltori lucani che hanno organizzato una marcia davanti alle istituzioni regionali, per contestare le stesse distorsioni del mercato criticate dai colleghi campani. In Basilicata è addirittura nato un Comitato Agricoltori Uniti, che a giugno ha promosso una serie di iniziative, volte a sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sul tema, in cui sono state distribuite gratuitamente casse di frutta estiva ai cittadini e ai turisti.

Il motivo della protesta
I motivi della protesta risiedono sempre nel ruolo e nella debole posizione negoziale che i piccoli produttori (di frutta e non solo, si pensi agli allevatori sardi) ricoprono e che negli ultimi anni li ha portati alla mercè dei cosiddetti intermediari, ovvero organizzazioni più grandi e strutturate in grado di far valere la propria posizione di “ponte” verso il consumatore finale.
A detta della Coldiretti, l’iniziativa vuole denunciare le speculazioni costantemente in atto nelle campagne, dove la frutta viene pagata agli agricoltori pochi centesimi al chilo: 25/30 centesimi albicocche e pesche, 30/35 centesimi le nettarine. Speculazioni così forti e pressanti da creare una situazione tale per cui gli agricoltori preferiscono regalare la frutta per aiutare i cittadini a combattere il caldo piuttosto che svenderla al di sotto dei costi di produzione. C’è anche da sottolineare che il tutto accade in un’annata non proprio fortunata per i produttori di queste coltivazioni, che si ritrovano messi già a dura prova da condizioni metereologiche non favorevoli a causa di una primavera caratterizzata da sbalzi di temperatura e forti grandinate.
Come sempre quando si parla di cibo, il problema non si riduce a poche decine di agricoltori, ma abbraccia anche i consumatori finali, troppe volte inconsapevoli (o poco attenti) dei rincari che la loro frutta subisce prima di essere acquistata. I prezzi nei negozi si moltiplicano fino a quattro volte con l’aggravante di un aumento della domanda e dei consumi spinta dal grande caldo delle ultime settimane.

Pesca giallaLa scelta dell’albicocca
La scelta del frutto “regalato” non è certo casuale. L’albicocca infatti rappresenta una vittima eccellente di questo tipo di distorsioni diventando allo stesso tempo vittima di un altro fenomeno dannoso: quello delle importazioni selvagge di prodotto straniero, troppe volte spacciato illegalmente per italiano. L’Italia è leader europeo nella produzione di albicocche, con un quantitativo di 286mila tonnellate paria a circa il 45% del totale comunitario, trovandosi anche davanti a Francia, Spagna e Grecia che però – ahinoi – hanno invaso il mercato nazionale.
Le stesse preoccupazioni valgono anche per il mercato di pesche e nettarine, in cui si assiste ad un’invasione di prodotto in particolare dalla Spagna, dopo le oltre 103.000 tonnellate importate nel 2018.
Il Consiglio di Coldiretti: cosa si può fare per risolvere il problema.
I consigli cardine sono sempre gli stessi e applicarli non vuol dire solo supportare un’agricoltura di qualità ma anche ottenere un miglior rapporto qualità-prezzo, sostenere il proprio territorio e l’occupazione e godere dei benefici della frutta fresca.
Verificare l’origine nazionale, acquistare prodotti locali e comprare direttamente dagli agricoltori rappresentano e rappresenteranno sempre la soluzione più concreta nelle battaglie a questo tipo di ingiustizie.