Nell’articolo precedente abbiamo parlato del significato del termine “Bio” e dell’importanza della certificazione biologica. Non possiamo dunque rimanere indifferenti davanti alla recente notizia che Il Fatto Quotidiano ha pubblicato il 13 giugno 2018 sul “falso bio“. Si tratta di un maxi sequestro di prodotti immessi sul mercato e spacciati per biologici.

Cos’è successo?

I carabinieri hanno controllato i prodotti di 45 aziende italiane, dal Nord al Sud. Il risultato? 15 tonnellate di alimenti non disponevano dei criteri necessari all’ottenimento della certificazione biologica. Inoltre, sono emerse diffuse irregolarità amministrative che non rendevano possibile l’identificazione e la provenienza della merce. L’ammontare totale delle sanzioni è stato pari a circa 15.500 €.

Quali alimenti si sono rivelati un “falso bio”?

Emilia Romagna: erbe aromatiche, frutta secca e prodotti ittici.
Abruzzo: uova.
Campania: verdura, ortaggi, salumi, formaggi e passate di pomodoro.
Sicilia: pasta.

Perché sono stati effettuati questi controlli?

  1. Per tutelare i produttori e gli agricoltori onesti che svolgono un lavoro regolare e controllato.
  2. Per tutelare i consumatori e garantire loro un cibo sano e sicuro.
  3. E per tutelare l’economia italiana, considerando che il biologico ha registrato un aumento dei consumi.

Quali le conseguenze di questa truffa alimentare?

Il “bio” può essere considerato ormai un trend di massa. Ad oggi, le famiglie italiane che imbandiscono la propria tavola con prodotti biologici sono circa 20 milioni. Coldiretti afferma che il “falso bio” colpisce 6 italiani su 10 che nell’ultimo anno hanno messo nel carrello della spesa prodotti bio. Inoltre, è minacciato il primato dell’Italia in Europa e il lavoro di oltre 72mila operatori con un mercato che supera i 2,5 miliardi di euro in valore.

Cosa ha permesso una frode di così grandi dimensioni?

  1. Verifiche sui campi rare e superficiali.
  2. Conflitto di interesse rappresentato dagli organi di controllo pagati dagli stessi produttori.

Attenzione alle truffe sulle truffe!

Spesso, notizie riguardanti il mondo del biologico hanno generato eccessivi allarmismi. Le informazioni diffuse erano inesatte o imprecise. Infatti, è bene sottolineare in questo caso che non tutti i prodotti incriminati possono definirsi a tutti gli effetti un “falso bio”. Alcuni di essi presentavano una non conformità nella denominazione dell’etichetta, ma gli ingredienti erano comunque biologici. Altri prodotti erano in “fase di conversione”, cioè coltivati con il metodo biologico, ma ancora privi di certificazione. Quindi è certamente scorretto denominarli “bio”, ma non si tratta di prodotti contenenti sostanze chimiche. Inoltre Oreste Gerini della “Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari del ministero delle Politiche agricole” ha segnalato una fake news: arance convenzionali spacciate per biologiche in realtà erano arance egiziane spacciate per italiane, quindi si può parlare sicuramente di frode, ma non ha nulla a che vedere con il mondo “bio”.

Cosa fare per difendersi dal “falso bio”?

  1. Scegliere il biologico locale. Il “bio” di importazione è generalmente di qualità molto inferiore. Buona parte dei Paesi, soprattutto extraeuropei, autorizza l’uso di sostanze che in Italia sono vietate.
  2. Acquistare direttamente dal produttore. Conoscere chi e in che modo si prende cura degli alimenti che portiamo in tavola permette l’instaurarsi di un rapporto di fiducia che ci garantisce maggiore protezione.
  3. Non farsi ingannare dal “bello”. Un prodotto biologico è imperfetto nella forma e nel colore e non ha dimensioni omogenee perché non vengono utilizzate sostanze chimiche per renderlo bello e perfetto.
  4. Utilizzare App e Database che accorrono in nostro aiuto. L’app Icea Check Food dell’Istituto certificazione etica e ambientale (Icea) permette di ricercare gli additivi presenti nei prodotti che abbiamo acquistato per capire se sono compatibili con il metodo di produzione biologico. Data Bio consente di verificare l’attendibilità delle aziende e di tracciarne tutti gli alimenti. Bio Bank fornisce un elenco completo dei produttori e dei negozi certificati.
  5. Verificare l’etichetta. E’ obbligatoria la presenza di una foglia stilizzata composta da 12 stelle bianche su fondo verde o nero, della nazione o zona di provenienza, del metodo di produzione (bio), del codice dell’azienda produttrice, del marchio, del nome e del numero di autorizzazione di uno degli enti di certificazione autorizzati dal Ministero delle politiche agricole.

 

Occhi aperti per difenderci dal “falso bio” e dalle “fake news”. Tuteliamo noi stessi e il lavoro dei produttori bio!